In questo blog raccogliamo le esperienze dei volontari che hanno partecipato al Centro di Volontariato FBM. Conoscere i levrieri spagnoli e vivere la loro realtà non lascia scampo al cuore. Ci si innamora di loro, si vorrebbe aiutarli tutti e una parte di noi non può fare altro che realizzare che lì fuori tanti hanno bisogno di far sentire la loro voce.
E’ nostro compito urlare per loro, denunciare e generare coscienza.
Elena – Centro Volontariato FBM
17 ottobre 2018, ore 11.00 parto da Merano, destinazione Bergamo. Da lì con un gruppo di persone volo verso Siviglia.
In aprile ho deciso di partecipare ad un campo di volontariato presso la Fundaciõn Benjamin Menhert.
Sono agitata, non so se saró in grado di affrontare qualcosa di così forte, ma sento che devo.
Arriviamo a Siviglia la sera, Barbara e Luca ci aspettano in aeroporto, da lì tutti a cena. Poi arriva il momento, si va…
Arriviamo davanti al cancello della fondazione, e quando si chiude dietro di noi, mi dico: “ecco Elena, sei qui”.
Entriamo nel grande appartamento che ci ospiterà, prendiamo posto nelle nostre camere, e poi tiriamo tardi chiacchierando. C’é una bella atmosfera.
All’indomani bisognerá essere operativi per le 8.00.
Non dormo… loro sono lì vicini.. ogni tanto li sento abbaiare…
Mi alzo presto e scendo… é buio, qui albeggia più tardi, e piove a catinelle…in un attimo li senti in coro… loro sanno che tra poco tutto il personale, compresi noi, andremo da loro… iniziano ad ululare.. tutti… é un saluto un buongiorno…
Piove…ho una giacca ma non so quanto possa tenere… un idea… prendo un sacco delle immondizie nero, un buco per la testa, due per le braccia stivali di gomna, e via si va. Ci viene fatta vedere tutta la struttura, interna e esterna, e ci si divide i compiti.
É strano come l’ansia del giorno prima sia sparita.
Il mio compito insieme ad altri, sará quello di pulire le gabbie esterne con paletta e scopa, controllare se manca cibo e acqua e, in caso, aggiungerne.
La prima… un tuffo al cuore.. entro e subito sono accolta da code scodinzolanti, musi che mi annusano… che si infilano sotto il mio impermeabile casereccio… mi danno il benvenuto. Qualcuno nella gabbia accanto vede la scena e sorride: é Alberto, una persona che mi ha colpito molto per il suo “saper fare con queste creature”. ll mio cuore si stringe davanti a qualche galgo che ancora é impaurito e se ne sta fermo in un angolo, so che non devo avvicinarmi, e dentro dico “forza amore ce la farai, qui sei al salvo ti sapranno aiutare”.
Non sento più la pioggia, non mi interessa, sono sola con loro e per loro. Cerco di fare del mio meglio, anche se le la pioggia ha reso il terreno fangoso e rende più difficile il lavoro.
Nel pomeriggio il sole appare e la giornata vola così tra i doveri, una coccola, un bacio e una leccata!
Il tramonto é bellissimo e viene salutato con un ululato complessivo che é come una musica. Viene detto il “saluto al sole”. La sera a cena ci scambiamo le sensazioni e le emozioni. Siamo tutti stanchi, ma più ricchi di ieri.
Nei giorni seguenti ho vissuto molteplici stati d’animo… Una cosa é certa, essere documentati, leggere guardare filmati, o ascoltare racconti, non é la stessa cosa che essere lì e respirare la LORO realtá.
Questa esperienza mi ha regalato la voglia di entrare di più in questo mondo, fatto di realtá crude, di dolore ma al contempo di grande amore.
Ci sará da oggi un modo in più con il quale sapró comprendere e guardare Baltassar, Allegre e Salmi. Toccando le loro zampe, rivedró le distese di terra nelle quali hanno corso quando erano schiavi. Nei loro sonni tranquilli, capiró quel fremito che ogni tanto li turba. Nel loro saluto vedrò il saluto dei loro fratelli che mi accoglievano la mattina.
La tristezza dei miei pensieri va al giorno della partenza… Hanno consegnato 8 nuovi galgos. Loro sono salvi ma quanti, quanti sono ancora lì fuori nelle mani dei loro aguzzini!
A tutti dico: “non abbiate paura di vivere questa esperienza, riceverete più di quanto pensate” perché si, saranno loro a regalare a voi!
Svuotiamo le gabbie.

Sono tanti i modi per aiutare i Levrieri spagnoli: adottare, adottare a distanza, partecipare alle attività di volontariato, sostenere la Fundaciòn, parlare il più possibile di loro.
Il levriero spagnolo è un compagno di vita che entra in punta di piedi nei nostri spazi. Adottare un levriero spagnolo è un regalo alla creatura che si accoglie nella propria famiglia ma anche a sé stessi: un valore aggiunto che ci arricchisce e ci rende migliori. Ci insegna il rispetto per il prossimo e l’amore per gli altri. A volte capire un levriero è un po’ una sfida, spesso la difficoltà è legata al suo passato travagliato. Hanno bisogno di sentirsi al sicuro e fidarsi di nuovo del genere umano e una volta abbattuta la barriera il rapporto diventa una solida amicizia.
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