In questo blog raccogliamo le esperienze dei volontari che hanno partecipato al Centro di Volontariato FBM. Conoscere i levrieri spagnoli e vivere la loro realtà non lascia scampo al cuore. Ci si innamora di loro, si vorrebbe aiutarli tutti e una parte di noi non può fare altro che realizzare che lì fuori tanti hanno bisogno di far sentire la loro voce.

E’ nostro compito urlare per loro, denunciare e generare coscienza. 

 

Giulia – Effetto farfalla – Centro Volontariato FBM

Fino ad ora non avevo mai creduto all’esistenza del cosiddetto “effetto farfalla”, concetto che deriva dalla fisica e che sostiene che piccole azione possono generare grandi cambiamenti che influiranno nel nostro futuro, ma questa esperienza mi ha dimostrato in maniera pratica cosa significhi questa teoria.

La mia avventura parte da un semplice post della pagina Instagram dell’associazione che seguivo senza concentrarmici particolarmente, una sorta di colpo di fulmine, non conoscevo nessuno, sapevo poco sull’associazione e non avevo mai avuto alcun tipo di esperienza con i Galgos, a dir la verità non li apprezzavo nemmeno più di tanto, in quanto appassionata di cani del grande nord e compagna di un meraviglioso Siberian Husky. Ma decido di prenotare il volo e confermare a Barbara la mia presenza, per i mesi successivi non ci penso e ad una settimana dalla partenza mi faccio prendere dall’ansia e dalla preoccupazione. Mi chiedevo “sarà la scelta giusta? In fondo non conosco nessuno e non so niente di questa razza, una settimana è lunga” “Sarò davvero all’altezza di questa esperienza?”.

Arriva la data fatidica, il 14 Dicembre, dopo essere arrivata in aeroporto con Elisa mi sento già più tranquilla, li conosco anche Marco e Rosanna, va sempre meglio. Atterrati a Siviglia, finalmente, li Barbara, Cinzia e Alfonso ci attendono, ora si fa sul serio.
Appena si aprono i cancelli della fondazione sento un coro di voci molte poco bianche, abbai continui e costanti, ma alle mie orecchie niente di tutto questo risulta fastidioso, mi inizio a sentire un po’ più a mio agio, nonostante sia la più giovane del gruppo e la più inesperta. Ci mettiamo subito all’opera il pomeriggio stesso, pulizia delle gabbie, verso i cani mi sento ancora molto in diffidente, mi sembrano così fragili e ad accarezzarne uno mi sembra di farne un torto agli altri 100 che mi stanno guardando. 
La giornata finisce, è ora di andare a prendere il resto del gruppo, arrivano così Michela, Patrizia e Roberto. Nel frattempo li faccio amicizia con Maria, Carmen e Barbara. 
Il giorno dopo, con poche ore di sonno ma più carica che mai mi lancio verso una minuziosa pulizia delle gabbie, che soddisfazione vederle così pulite, ero pervasa dalla sensazione di aver fatto qualcosa di buono, e mi avvicino con timidezza ai cani. Scopro i loro caratteri e man mano mi innamoro di tutti i loro nasoni, ognuno ha qualcosa di speciale e per ognuno di loro inizio a sperare in un futuro migliore, in una calda casa piena d’affetto. Mi rendo conto pian piano dell’importanza di una coccola, del significato che questa porta. I giorni passano, le cose da fare sono tantissime, lavatrici, pulizie vari, portare i cani in area sgambo e test gatti. Mi sento così felice, in perfetta sintonia con i miei compagni d’avventura seduti a parlare in quei divani distrutti dopo cena. Desidero sempre più avere mille mani per poter accarezzare ognuno di loro, sia quelli che in maniera esuberante e giocosa si avvicinano ma anche quelli terrorizzati che appena vedono un umano si fanno piccoli piccoli in un angolo della gabbia protetti da tutti gli altri.

Troppo velocemente arriva la fine di questa esperienza, la consegna dei diplomi, il triste arrivo di due galgos parcheggiati li come se niente fosse da quell’uomo di cui non scorderò mai il volto disteso e rilassato, ho il cuore pieno di emozioni, sto lasciando quel mondo così speciale, quelle persone da cui mi sento così capita e apprezzata, una sorta di oasi nel deserto.

Torno a casa con un bagaglio più ricco rispetto a quando sono partita, mi sento una persona diversa, migliore, ma anche malinconica, mi manca essere utile, fare qualcosa di buono e sentirmi parte di una nuova famiglia. 
Fiduciosa e ansiosa di rivivere al più presto questa esperienza così meravigliosa.

Sono tanti i modi per aiutare i Levrieri spagnoli: adottare, adottare a distanza, partecipare alle attività di volontariato, sostenere la Fundaciòn, parlare il più possibile di loro.

Il levriero spagnolo è un compagno di vita che entra in punta di piedi nei nostri spazi. Adottare un levriero spagnolo è un regalo alla creatura che si accoglie nella propria famiglia ma anche a sé stessi: un valore aggiunto che ci arricchisce e ci rende migliori. Ci insegna il rispetto per il prossimo e l’amore per gli altri. A volte capire un levriero è un po’ una sfida, spesso la difficoltà è legata al suo passato travagliato. Hanno bisogno di sentirsi al sicuro e fidarsi di nuovo del genere umano e una volta abbattuta la barriera il rapporto diventa una solida amicizia. 

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