Lucio ci racconta la sua storia - capitolo 3: L'ARRIVO IN FONDAZIONE

Arrivammo davanti ad un portone di ferro che scorrendo si aprì. All’interno intravidi una scritta che diceva “Fundaciòn Benjamìn Mehnert” e si sentiva l’abbaiare di tantissimi cani in sottofondo, quasi tutti levrieri spagnoli.
Mi fecero entrare in un posto che gli umani chiamavano “ospedale”. Lì mi visitarono, mi rasarono il poco pelo rimasto e mi medicarono. Guardarono un libretto blu che era stato consegnato ai volontari che mi avevano portato in salvo e mi dissero: “Misterio. Da oggi la tua vita cambia, così cambierà anche il tuo nome: da oggi tu ti chiamerai LUCIO”.
Passai qualche giorno in questo “ospedale” insieme ad altri cani, levrieri e non solo, tutti però parecchio strani: qualcuno aveva intorno al collo una specie di lampadario, qualcun altro aveva una gamba infilata dentro a un tubo colorato. Altri anzichè quattro zampe ne aveva solo tre. Ogni tanto passava un’umana a distribuire bocconcini buonissimi con dentro pastiglie: A me importava poco delle pastiglie, l’importante era che in questo posto il cibo non mancava mai ed era buono. Accadeva anche un’altra cosa strana: ogni tanto arrivavano degli umani, che ci accarezzavano e coccolavano. Non avevo mai visto questo comportamento da parte loro, quindi rimanevo un po’ perplesso ogni volta, ma mi rendevo conto che era una cosa molto piacevole.

PABLO STA BENE ed e' in FBM

Quando la mia pelle iniziò a migliorare, venni trasferito in un recinto abbastanza grande, con una casetta al centro e altri levrieri come compagni. Feci ancora una volta nuove amicizie. Un giorno i volontari portarono nel recinto vicino al mio un galgo che mi pareva di conoscere. Lo guardai a lungo per ricordarmi chi era. Era Pablo, il galgo che avevo incontrato anni prima quando mi ero perso durante un allenamento. Stava bene, era diventato bello e sano, col pelo lucido, e le sue ferite erano guarite.
Pablo, sei proprio tu? Ti ricordi di me? Io sono Misterio!!!” “Ciao Misterio! Cosa è successo al tuo pelo?” “Bhe, mi sono successe un bel po’ di cose dal giorno che ci siamo incontrati. Ma tu stai benissimo adesso! Sono contento che sei riuscito a salvarti! Raccontami.” E Pablo raccontò che dopo la fuga, vagò per molti giorni senza meta  mangiando rifiuti, nascondendosi di giorno e uscendo la notte. Non sapeva dove andare e si stava rassegnando a finire la sua vita così lungo una strada. Ma un giorno arrivò un furgone bianco con sopra disegnato un levriero spagnolo. Due umani che gli sorrisero dolcemente e lo fecero salire sul furgone. Lo portarono in FBM dove fu nutrito e curato.
Gli hanno anche trovato una famiglia in un posto lontano da qui che si chiama Italia.

cosa sarà una FAMIGLIA PER I LEVRIERI SPAGNOLI?

Io rimasi lì pensieroso, non capivo cosa volesse dire “famiglia” e cosa fosse “Italia” ma da come ne parlava Pablo sembrava una cosa buona. “Pablo, ma troveranno anche a me una famiglia?” “Bè Misterio, non lo so… sai, qui ho sentito dire che i galgo maschi, molto grandi e un po’ vecchiotti alle famiglie non piacciono. Poi tu sei anche un po’ malaticcio, mi pare. Però chi lo sa, magari arriverà anche per te un colpo di fortuna.”
E così arrivò il venerdì, Pablo partì per andare in Italia dalla sua famiglia, e io rimasi nel mio recinto con altri levrieri spagnoli più giovani, più belli e più sani di me.

Passarono alcuni mesi, poi un giorno arrivarono alla Fundaciòn delle persone nuove; i miei amici dicevano che “erano arrivati gli italiani”. Chissà come sono questi italiani…

LA VOLONTARIA ITALIANA e la tecnica infallibile della testa sulla pancia

Nei giorni successivi, alcuni degli italiani venivano nel mio recinto a pulire, poi ci coccolavano un po’. Io all’inizio stavo in disparte, facevo andare avanti gli altri per vedere cosa succedeva, perché non sapevo se questi “italiani” fossero pericolosi o meno…poi mi avvicinavo anch’io a prendermi un po’ di carezze.

Un giorno, una umana italiana mi notò quando ero ancora in disparte a studiare la situazione, mi guardò un po’ e disse: “Ma come sei bello grande, galgone!” Poichè mi sembrò di piacerle, provai la mia tecnica migliore per fare bella figura: mi avvicinai pian pianino con espressione timida ma speranzosa e le appoggiai la testa sulla pancia, e rimasi lì fermo a vedere cosa succedeva. L’umana non smetteva di accarezzarmi e mi disse: “Sei un povero vecchietto, ma quanti anni hai?”. Io in realtà un po’ mi sentii offeso, non sono poi così vecchio, sono solo sciupato, per così dire. Poiché volevo piacerle a tutti i costi, proseguii con la tecnica della mia testa appoggiata alla sua pancia, che di solito funzionava bene con i volontari della Fundaciòn. L’umana italiana guardò il nome sul mio collare e disse: “Lucio! Hai anche un bel nome! Significa “luminoso” ed è il nome di importanti personaggi dell’antica Roma!”. Io pensai che, se non altro, almeno il nome le era piaciuto.

Nei giorni successivi l’umana venne ancora nel mio recinto ad accarezzarmi e a stare un po’ con me. Poi un giorno venne e mi disse: “Lucio, io devo andare via, torno a casa, ma ci vediamo tra un mese in Italia, te lo prometto.” Non capii bene cosa intendesse.

IL LUNGO VIAGGIO dei levrieri spagnoli

Il tempo passava, i giorni erano tutti uguali e un po’ noiosi dopo la partenza degli italiani. Il mio pelo ricresceva lentamente, il mio aspetto non era migliorato un gran ché e io pensavo che forse per me una famiglia non sarebbe mai arrivata.

Poi un giorno i volontari della Fundaciòn vennero a prendermi e mi fecero il bagno, non capii perché. Il giorno successivo, arrivò un furgone diverso dal solito, e uno alla volta i volontari iniziarono a far salire altri levrieri spagnoli, più una cagnolona bianca che non so cosa fosse ma sicuramente non era un galgo. Poi anch’io venni caricato, e il furgone partì. Il viaggio fu lungo e noioso, non potevamo guardare fuori, ingannammo il tempo a sonnecchiare. Passavano le ore e sembrava di non arrivare mai, poi finalmente il furgone si fermò, gli umani scesero, ne arrivarono altri che controllarono documenti, poi ci lasciarono ripartire. Ci scaricarono infine in un grande campo, in una bella giornata di sole, ci diedero da bere e da mangiare. Qui gli umani parlavano in maniera diversa da dove stavo prima, anche gli odori erano diversi. Non mi sembrava male questo posto. Arrivò la notte e crollai a dormire sfinito.

Il giorno successivo, al campo arrivarono tanti umani con tanti levrieri con dei collari bellissimi. Uno di loro mi spiegò che erano stati adottati e che tutti loro avevano una famiglia. Avrei anch’io incontrato la mia famiglia. C’erano bandierine colorate, gli umani erano felici, c’era odore di festa nell’aria. Uno dopo l’altro i miei compagni di viaggio venivano accompagnati dalla loro famiglia che li aspettava trepidante… io ero rimasto tra gli ultimi, e mi attanagliò improvvisamente la paura che non ci fosse nessuno ad aspettarmi.

Smaniavo per uscire anch’io dal campo, per vedere se c’era o no la mia famiglia; poi arrivarono due umane femmine che mi presero al guinzaglio e mi accompagnarono da chi mi stava aspettando.

E così la riconobbi, era lei, l’italiana che veniva a salutarmi nel mio recinto e che mi aveva promesso che ci saremmo rivisti in Italia. Aveva mantenuto la sua promessa.

LA FAMIGLIA FINALMENTE!

Dopo diversi giorni della mia nuova vita, posso riassumere così i miei pensieri:

Vivo in una casa con la mia umana, altri tre levrieri e cinque cagnetti piccoletti, e tutti mi rispettano. E’ un posto silenzioso e tranquillo, e io mi faccio delle dormite pazzesche.

C’è una cosa strana chiamata “televisione” che i primi giorni mi preoccupava un po’, mentre adesso mi concilia il sonno.

Sento che la mia umana mi vuole un gran bene, mi da pappa buona e premietti in
quantità, ho un giardino grande per passeggiare e dormire al sole.

Tutti i giorni me ne vado in giro in posti diversi e mi diverto un mondo. Sto diventando più carino, la mia pelle è quasi completamente guarita e il mio pelo sta diventando lucido. Se tutto questo significa “avere una famiglia”, beh, che dire, è valsa la pena avere aspettato fino ad ora.

IL CONSIGLIO DI LUCIO

Se stai pensando di adottare uno dei levrieri spagnoli della Fondazione BM, dai la possibilità anche a un cane anziano di godere dell’amore di una famiglia. Farai la sua felicità e anche la tua! Garantito!!!

Testo immaginato e scritto da Flavia

Lucio e Flavia insieme