Il Diario di LUCIO - UN GALGO SPAGNOLO
Lucio ci racconta la sua storia - capitolo 1: Il Cachorro
Ecco, mi presento, innanzitutto… sono un galgo spagnolo, dicono che ho circa otto anni. Adesso gli umani mi chiamano Lucio, ma una volta avevo un altro nome. Ho deciso di raccontarvi la mia storia con questo Diario.
Sono nato in un posto che chiamano Spagna. Dove vivevo da piccolino c’erano campi a perdita d’occhio, pochi alberi e tanto, tanto caldo. A quei tempi credo che il mio nome fosse “cachorro” perché così mi chiamava il mio umano.
Mia mamma era grande e bella, bionda come me, e avevo sentito l’umano dire che era costata tanti soldi e che veniva dall’Irlanda (che non so cosa sia ma un mio amico galgo che ha studiato un pò mi ha detto che è un posto dove piove sempre e fa freddo ). Mio papà invece era nero, nato in Spagna, grande anche lui, e l’umano diceva che era stato un campione e che gli aveva fatto guadagnare parecchio. Avevo quattro sorelline e due fratellini, giocavamo insieme tutto il giorno ed eravamo felici.
DA CACHORRO A MISTERIO
Ogni tanto l’umano veniva da noi con un gioco fatto con una corda. Attaccata alla corda c’era un pezzetto di pelliccia e ci insegnava a inseguirla. Lui diceva che dovevamo diventare campioni… noi non sapevamo cosa volesse dire ma sembrava una cosa buona. Un giorno arrivò un altro umano con dei libretti in mano dove scriveva qualcosa: quel giorno
a me e ai miei fratellini e sorelline vennero dati i nomi, il mio nome da “cachorro” diventò Misterio.
LA CACCIA e gli allenamenti
Noi crescevamo, alcuni di noi vennero portati via da umani estranei che in cambio lasciavano al mio umano delle banconote. Io ero triste ogni volta che uno di loro partiva. Li ricordo ancora tutti e mi piacerebbe sapere dove sono adesso e mi piacerebbe poterli incontrare. Con l’umano rimanemmo io e mia sorella Paloma. Infatti lui diceva che eravamo i migliori e ci avrebbe tenuti con sé. Ci portava ad allenare nei campi, dovevamo inseguire dei piccoli animaletti pelosi grigi che correvano velocissimi. Oppure ci portava dove c’erano tanti altri galgos e tanti umani, noi dovevamo sfilare davanti ai giudici e al mio umano venivano date coppe e coccarde.
L' AMORE DEL GALGUERO per il galgo spagnolo
Non credo che il mio umano fosse cattivo: non ci trattava male, si mangiava a sufficienza e avevamo un recinto con una tettoia per ripararci.
Il tempo passava, io e mia sorella venivamo iscritti a gare dove si inseguivano quei piccoli animaletti veloci. Alcune volte riuscivamo anche a prenderli e il nostro umano era contento di noi. Un giorno, durante un allenamento, mi allontanai
troppo e mi persi nelle campagne sconfinate. Cercavo il mio umano e avevo molta fame. Ad un tratto incontrai un galgo molto triste e spaventato, era molto magro, aveva ferite sul corpo, mi raccontò di chiamarsi Pablo. Lui era riuscito a scappare dal suo umano che era molto cattivo. Lo picchiava spesso e mi disse che dove stava lui, ai galgos che non correvano abbastanza, accadevano cose orribili. Io ci rimasi molto male, volevo convincerlo a venire con me dal mio umano che invece era buono, ma lui non si fidò e continuò la sua fuga verso la salvezza. Sperai tanto per lui che riuscisse a trovare un umano buono. Io continuai la mia ricerca, finalmente in lontananza vidi il mio umano che mi stava cercando e corsi da lui a più non posso.